giovedì 19 dicembre 2024

Paoletto Dessì


 1962 - Torre di Sulis.

Un giovanissimo Paoletto Dessì alla chitarra, Franco Ceravola cantante, Gianfranco Ceravola (fratello di Angelino) alla chitarra, Piero Cunedda alla batteria. Gianfranco sostituiva suo fratello Angelino che nel 1962  era impegnato nel servizio di leva militare. Nel 1962 anche il chitarrista Giovannino Niolu era di leva in marina.
(Per gentile concessione di Piero Cunedda)



1964 - Torre di Sulis: Sul palco Rino Bebbere e Paolo Dessì alle chitarre, con Francesco Balzani alla batteria. A sinistra Franco Visconti, attore milanese che gestiva il night e a destra Antonello Dessì che cantava. Nella foto si vede un interessante scorcio del locale.
(Per gentile concessione di Francesco Balzani)



Torre di Sulis: I tre musicisti


Gioz Floreals del 1973. Primo premio per il testo della canzone "Memoria '71" dedicata allo scomparso chitarrista ed amico Giovannino Niolu, morto in un incidente stradale nel 1971. La canzone è stata scritta da Franco Ceravola e musicata da Angelo Ceravola.
Nella foto si vedono da sinistra: il batterista Pupo Mundula, Angelino Ceravola, Franco Ceravola, e il chitarrista Paolo Dessì nella sala mensa della casa di Riposo per Anziani di Viale della Resistenza.
Salutiamo con affetto e stima Paoletto Dessì (Alghero 1946- Alghero 20 agosto 2024).

giovedì 30 maggio 2024

Piazza Antonio Michele Balzani

 


Alla fine di via Gilbert Ferret, poco prima di svoltare per Via Principe Umberto si nota sulla destra l'indicazione di una piazza intitolata a Antonio Michele Balzani. Naturalmente chi la vede si chiede chi sia questo personaggio del quale non si dice altro che il nome.

La targa insiste in uno spazio aperto che evidentemente è il risultato del crollo di un palazzo a causa di una bomba. Solo recentemente e in maniera puramente casuale ho saputo il nesso tra il personaggio e la piazza.

Il palazzo era abitato dal falegname Antonio Michele Balzani e dalla sua famiglia. Il 17 maggio 1943, al suono delle sirene che preannunciavano l'arrivo degli aeroplani bombardieri degli "alleati", Balzani si è rifugiato con altre venticinque persone nella falegnameria situata nel sottano del palazzo, che risultava più sicuro. Purtroppo una bomba ha centrato in pieno l'edificio che è crollato. Le macerie hanno ostruito le uscite e dunque i rifugiati non avevano più la possibilità di lasciare il fabbricato. Balzani ha ricordato che in un angolo della falegnameria c'era un picco che però era senza manico. Ha afferrato l'attrezzo e nel buio pesto della falegnameria ha iniziato a colpire il muro sapendo che il magazzino arrivava fino a via Ardoino. Praticato il foro tutti sono potuti uscire anche se con qualche difficoltà e alcuni, più robusti, sono stati aiutati nel passaggio anche se si sono procurati qualche escoriazione. Una volta all'aperto, si sono subito diretti in periferia e sono andati nel terreno di Lodoni, nella zona dei Passionisti.

L'intitolazione dunque vuole ricordare un episodio finito bene nonostante le condizioni proibitive create dal crollo del palazzo. Una lapide esplicativa sarebbe d'obbligo per spiegare le motivazioni del ricordo.

Il fatto mi è stato raccontato da Francesco Balzani, figlio di Antonio Michele.


Foto di Arturo Usai scattata il 18 maggio 1943 nella quale si nota come le macerie del palazzo tutte accumulate sulla strada impediscono ogni via d'uscita. A vedere questa immagine si stenta a credere che i rifugiati si siano tutti salvati.

Pare che in quella tragica notte siano morti ad Alghero più di cento abitanti.




martedì 19 marzo 2024

Festival della Canzone Algherese

 IL FESTIVAL DELLA CANZONE ALGHERESE

di Franco Ceravola Rosella

Cinema Teatro Selva: I Festival della Canzone Algherese (1972) - Complesso "I Catalani"

Da sinistra: Carmelo Vilardi, Pupo Mundula, Franco Ceravola; Angelo Ceravola è seduto alle tastiere ma è nascosto dal cantante.


La foto si riferisce al I festival della Canzone Algherese che si è tenuto nel 1972. Ho la certezza della data da un articolo pubblicato su "Alghero Cronache" dell'8 ottobre 1972. So che è durato tre giorni, durante i quali il cinema-teatro Selva (1200 posti) ha faticato a contenere tutti gli spettatori che hanno seguito la manifestazione con molta partecipazione. 

Seguono due articoli di Franco Ceravola Rosella pubblicati su Nuova Comunità.

Il Festival del 1985

Il 18 maggio 1985 nel Teatro Selva si è svolto l'ottavo Festival della Canzone Algherese.
Questa manifestazione è un significativo saggio di quanto gli operatori del settore musicale propongono nell'attualità. Un momento di sintesi e di proposta nell'ambito del nostro microcosmo culturale.
Tutto confezionato con uno squisito sapore casereccio, nel quale ci si riconosce ed è bene tuffarsi.
La sala è stracolma di spettatori, il pienone, e tanta gente in piedi quando il sipario si alza ed è tutto un susseguirsi di sorprese, frammiste alle immancabili, simpaticissime, rispettive disfunzioni di uno spettacolo in diretta fatto da dilettanti.
È l'arte più viva, quella vera, quella degli uomini così come la producono prima di manipolarla con la scuola e il tecnicismo. Niente feticci, tutto è immensamente grande e contemporaneamente piccolissimo.
A tratti l'amplificazione viene a mancare; nel chiudersi, il tendone rovescia il microfono che, con un fracasso infernale, batte sull'impiantito del palcoscenico; gli strumenti devono essere accordati ed è estenuante l'attesa dell'inizio del brano.
I presentatori usano un'infinità di lingue rendendo del tutto incomprensibile la nazionalità alla quale appartengono.
L'invadenza dell'organizzatore stiracchia paurosamente le lungaggini dello spettacolo, gli inciampi sono innumerevoli, il pubblico si diverte da matti.
È la festa dei giovani, sono i nostri ragazzi ad esibirsi, sono bravi, fantasiosi, spigliati, padroni della musica e degli strumenti. Voci di cantanti veri, come quelli reclamizzati dai mass-media, come quelli che guadagnano fior di milioni in una sola serata.
Macchiette e cabaret, majorettes e cuori infantili sono il contorno delizioso di questa insalata russa del nostro festival. Lo spettacolo è una vera e propria maratona, si sa pressappoco quando inizia ma non si sa quando finisce.
Dietro le quinte nessuna emozione, nessuna rivalità; è la festa di una grande famiglia che si ritrova con le proprie cose per sentirsi più vicina, più autentica.
Solo qualche autore firmatosi con pseudonimo si aggira tra le file delle sedie e la folla, in piedi, ansioso, alla ricerca di un trionfo che sarà banalmente ripetitivo ed effimero. Il contenuto delle composizioni quest'anno è a tema unico.
A parte le arcadiche affermazioni per un perduto Eden di una natura bella e incontaminata, vagheggia un generale senso di angosciosa solitudine esistenziale con riferimento ai poveri (fantasmi del passato) e a malati.
La musica è decisamente quella leggera, internazionale con, in qualche composizione, chiara e più positivamente marcata influenza della musica tradizionale sarda.
Tutte le canzoni sono sponsorizzate da ditte locali, che offrono abbondanza di trofei per cui nessuno è scontento, tutti portano a casa un qualche segno di questa premiata fatica e buona volontà.
Si arriva alle due del mattino quando il pubblico stremato dall'allegria e dall'estenuante attesa della conclusione di una scenetta, inizia a protestare: "Basta, è ora di finirla!"
E mentre sul palco si replica la canzone vincitrice, gli spettatori fanno ressa alle porte d'uscita per ritrovarsi all'aperto e respirare una boccata d'aria fresca da conciliare con il prossimo piacevole torpore del sonno.

Pubblicato nel numero di giugno 1985 di "Nuova Comunità".


Il Festival del 1987

Nei giorni 29 e 30 maggio 1987 si è svolto nel Teatro Selva il X Festival della canzone Algherese al quale ho partecipato in qualità di autore del testo del brano "Canzò pe' la pau". Mi sono trovato dunque nella duplice veste di autore ed osservatore e, come è mia abitudine, ho avuto modo di fare alcune riflessioni di varia natura sulla manifestazione. 
L'aspetto che ogni volta polarizza il mio interesse è l'indefinibile spessore culturale con il quale, pur compartecipe, non riesco ad identificarmi per motivi che spiegherò in seguito. 
Intanto voglio sottolineare che si è vista nelle due giornate la piacevole esibizione (nella quasi totalità) di ragazzi pieni di vitalità artistica e di passione per la musica mentre la "vecchia guardia" ha preferito rimanere dietro le quinte. Le canzoni presentate, in larga parte hanno riproposto temi e melodie abbastanza tradizionali, caratteristici di questo tipo di spettacolo. Quel poco che si è distinto è apparso come qualcosa fuori concorso. Consultando il libretto dei testi che è circolato nei giorni dello spettacolo si può avere un riscontro di quanto vado affermando. Quest'anno l'annunciata partecipazione di rappresentanze catalane si è verificata, contrariamente a quanto era accaduto nella passata edizione. Il cantante catalano Josep Tero è stato accolto con simpatia dal pubblico, soprattutto durante l'esecuzione del popolare brano di Pasqual Gallo "Lu nassaioru".
Riallacciandomi al discorso culturale devo, mio malgrado, focalizzare quello che è l'aspetto più aberrante del festival, cioè il fatto di ritrovarmi fra un pubblico di sardi che si ritengono di cultura catalana, indotti in ciò da un recente travisamento dei fatti storici. Eppure basterebbe una semplice riflessione per ritrovare il giusto indirizzo che a rigor di logica dovrebbe permeare gli intenti di chi si propone di mantenere ed incrementare le peculiarità linguistiche della nostra città. 
Rimane comunque la constatazione dell'impegno di autori, esecutori, organizzatori che, spinti dai più vari  motivi, hanno dato vita a un festival pur sapendo che le canzoni, anche le più belle, concluderanno il loro ciclo vitale appena calerà il sipario.

Pubblicato su "Nuova Comunità", luglio-agosto 1987.

UNA CANZÒ PE' LA PAU

Parauras de Franco Ceravola     Musica de Enrico G. Ceravola

L'Alghè s'anzen
mira las framaras
L'Alghè mori
asvanara de sol
aspragia dururosa
l'Alghè mori
ama 'l cor unfrat de por
son passaz coma colbus
lus aeroplans tigniz de negra
gitant bombas arreu
damunt de 'cheglias casas probas
i musaltrus criaturas
giugavan a glium de candera
ne la butiga del sabatè
tra l
as botas del vi.
Ta racoldas o ma'
?
Tu has vist cara las bombas
damunt de las torras.
Mès talt sem dabasciaz
nels carrarols tancaz
de las parez calguras
i havem salcat lus racols
tra la boviras dasfetas.
Ara no mès
ara io vul pultà
an campagna las criaturas
pe' sa umprì de velt
i vul vera beglias mignonas
culgaras en la rena
a custat de una mar trasparenta 
vul fabricà fultins de amor
i muraglias de pau
vul anà a mig de las astreglias

Canzone presentata al X Festival della canzone algherese, del 29-30 maggio 1987, cantata da Pietro Fiori.

TRADUZIONE IN ITALIANO

UNA CANZONE PER LA PACE

Alghero brucia
guarda le fiamme
Alghero muore
svenata di sole
Spiaggia dolorosa
Alghero muore
con il cuore gonfio di paura
sono passati come corvi
gli aeroplani tinti di nero
lanciando bombe in quantità
su quelle case povere
e noi bambini
giocavamo a lume di candela
nella bottega del calzolaio
tra le botti del vino
ti ricordi, ma'
tu hai visto cadere le bombe
sulle torri
Più tardi siamo scesi
nelle strade chiuse
dai muri caduti
e abbiamo cercato i ricordi
tra i soffitti distrutti
Adesso non più
adesso io voglio portare
i bambini in campagna
per riempirsi di verde
e voglio vedere belle ragazze
sdraiate sulla sabbia
vicino ad un mare trasparente
voglio fabbricare fortini d'amore
e muraglie di pace
voglio andare tra le stelle 



Sul mensile "Nuova Comunità" nell'ottobre 1990 Antonello Colledanchise presenta un suo articolo che ci mostra l'evoluzione del Festival. Il 1990 sarà l'ultimo anno della manifestazione che verrà ripresa trentatre anni dopo, nel luglio 2023.

Festival pro e contro   di Antonello Colledanchise

Il primo Festival della canzone algherese apparve nel 1972, organizzato da Franco Simula insieme a due grandi amatori della canzone, ormai scomparsi: Natalino Leone e Mario Melis (che allora aveva il suo negozio di strumenti musicali in Via Columbano n.d.r.). Da allora, non fu organizzato tutti gli anni, tant'è vero che il 1990 vede solo la 13a edizione: il Festival ha attraversato lo stesso periodo di crisi che ha attraversato la canzone algherese; vi hanno partecipato molti dei grandi, molti lo hanno abbandonnato, alcuni sono ritornati a parteciparvi.
Il Festival è sempre stato oggetto, da parte dii partecipanti, di passioni estreme: odio ed amore; mai vi è stato nei suoi confronti un equillibrio di sentimenti. Al Festival si è attribuito o troppa importanza o troppo poca, qualche volta scaricandogli sopra una responsabilità nei confronti della canzone che il Festival non ha e che non può avere. Ma vediamo, in breve, alcuni dei difetti e dei pregi che più spesso gli sono stati attribuiti:

"CONTRO"
1) Si mettono a confronto il genere tradizionale con il genere più moderno;

2) Il pubblico è diviso in "fazioni" (per amicizie, parentele, etc.) che rendono impossibile creare un sereno ambiente di ascolto;

3) La giuria: è stato contestato il metodo di estrazione a sorte fra il pubblico in sala; infatti, i veri estratti si sono rifiutati quasi sempre di fare da giurati mentre il loro biglietto è stato preso da altri, quasi sempre amici, parenti, etc. di qualcuno dei partecipanti. E' chiaro che, a questo punto, nessun giudizio fu mai più iniquo. E' stato contestato altresì il metodo della cartolina, adottato nel 1986, anche questo facilmente manipolabile. Gli autori preferirebbero, comunque, una giuria più seria, più competente, fatta di "esperti"di musica, di testi poetici, di canzone popolare.

4) Tutto ciò ha portato ad un decadimento in qualità della canzone algherese: un ambiente siffatto preferisce una canzone molto superficiale, banale, ma di facile presa, che non ha un testo profondo, poetico, più difficile da apprezzare in un ambiente nervoso, costituito da individui indaffarati a tentare di arrivare primi.

"PRO"

1) Il Festival contribuisce a divulgare la lingua algherese: molti giovani parlano (o, meglio, cantano) in algherese solo in questa occasione.

2) Il Festival ha portato interesse alla canzone algherese che ormai moriva: molti autori validi sono venuti fuori proprio grazie al Festival (dove però non hanno mai vinto niente) e sono stati premiati dal tempo e dalla critica.

3) Da quest'anno si può partecipare al Festival fuori gara: sarà così possibile riproporre dei brani delle edizioni precedenti. Si proporrà inoltre un nuovo tipo di giuria, così come richiesto.

4) Per alcuni è un "pro" (non un "contro") che al genere tradizionale si accosti il genere moderno: solo così si può avere un'evoluzione della canzone algherese.

Ecco infine il nuovo regolamento che l'organizzatore Franco Simula ha predisposto per questa tredicesima edizione del Festival della canzone algherese:

L'organizzazione "LA CORALLINA" DI ALGHERO, bandisce la tredicesima edizione del FESTIVAL DELLA CANZONE ALGHERESE, aperta a compositori, poeti e cantanti algheresi, col seguente regolamento:
1) Il FESTIVAL DELLA CANZONE ALGHERESE ha lo scopo di salvaguardare la lingua e la cultura Algherese tramite la canzone.
2) Le canzoni, a tema libero, devono essere INEDITE e scritte in Algherese.
3) I brani devono essere presentati incisi su nastro magnetico, i testi in tre copie dattiloscritte, di cui due anonime ed una recante generalità ed indirizzo degli Autori. Il materiale deve pervenire al seguente indirizzo: Signor SIMULA Rag. Franco, Via Roma 81, negozio "LA CORALLINA". entro le ore 20.00 di Sabato 20 OTTOBRE 1990.
4) Ogni autore potrà partecipare con un massimo di due composizioni.
5) I brani potranno essere eseguiti da cantanti e/o Gruppi vocali e strumentali. L'età minima consentita per partecipare è di sedici anni.
6) Tutte le registrazioni pervenute, verranno esaminate da una commissione che selezionerà i brani che si eseguiranno nella serata finale di Sabato 27 OTTOBRE 1990 alle ore 21.00 , Teatro Selva.
7) Sarà data tempestiva comunicazione dei brani prescelti tramite organi di stampa e affissione presso "LA CORALLINA".
8) I brani musicali, dovranno pervenire nella versione definitiva: il materiale consegnato non verrà restituito, ma resterà come archivio della Organizzazione.
9) L'ordine di esecuzione dei brani, presenti gli autori, verrà stabilita mediante estrazione a sorte.
10) L'ORGANIZZAZIONE SI RISERVA DI APPORTARE EVENTUALI MODIFICHE ALLA MANIFESTAZIONE QUALORA LO SI RITENGA OPPORTUNO.
Relativamente alla 13a edizione, l'Organizzazione accetterà, fuori gara, anche l'iscrizione di canzoni edite, presentate nelle precedenti edizioni del Festival, che andranno a costituire la serata di Venerdì, 26 OTTOBRE 1990, al Teatro Selva.