IL FESTIVAL DELLA CANZONE ALGHERESE
di Franco Ceravola Rosella
Cinema Teatro Selva: I Festival della Canzone Algherese (1972) - Complesso "I Catalani"
Da sinistra: Carmelo Vilardi, Pupo Mundula, Franco Ceravola; Angelo Ceravola è seduto alle tastiere ma è nascosto dal cantante.
La foto si riferisce al I festival della Canzone Algherese che si è tenuto nel 1972. Ho la certezza della data da un articolo pubblicato su "Alghero Cronache" dell'8 ottobre 1972. So che è durato tre giorni, durante i quali il cinema-teatro Selva (1200 posti) ha faticato a contenere tutti gli spettatori che hanno seguito la manifestazione con molta partecipazione.
Seguono due articoli di Franco Ceravola Rosella pubblicati su Nuova Comunità.
Il Festival del 1985
Il 18 maggio 1985 nel Teatro Selva si è svolto l'ottavo Festival della Canzone Algherese.
Questa manifestazione è un significativo saggio di quanto gli operatori del settore musicale propongono nell'attualità. Un momento di sintesi e di proposta nell'ambito del nostro microcosmo culturale.
Tutto confezionato con uno squisito sapore casereccio, nel quale ci si riconosce ed è bene tuffarsi.
La sala è stracolma di spettatori, il pienone, e tanta gente in piedi quando il sipario si alza ed è tutto un susseguirsi di sorprese, frammiste alle immancabili, simpaticissime, rispettive disfunzioni di uno spettacolo in diretta fatto da dilettanti.
È l'arte più viva, quella vera, quella degli uomini così come la producono prima di manipolarla con la scuola e il tecnicismo. Niente feticci, tutto è immensamente grande e contemporaneamente piccolissimo.
A tratti l'amplificazione viene a mancare; nel chiudersi, il tendone rovescia il microfono che, con un fracasso infernale, batte sull'impiantito del palcoscenico; gli strumenti devono essere accordati ed è estenuante l'attesa dell'inizio del brano.
I presentatori usano un'infinità di lingue rendendo del tutto incomprensibile la nazionalità alla quale appartengono.
L'invadenza dell'organizzatore stiracchia paurosamente le lungaggini dello spettacolo, gli inciampi sono innumerevoli, il pubblico si diverte da matti.
È la festa dei giovani, sono i nostri ragazzi ad esibirsi, sono bravi, fantasiosi, spigliati, padroni della musica e degli strumenti. Voci di cantanti veri, come quelli reclamizzati dai mass-media, come quelli che guadagnano fior di milioni in una sola serata.
Macchiette e cabaret, majorettes e cuori infantili sono il contorno delizioso di questa insalata russa del nostro festival. Lo spettacolo è una vera e propria maratona, si sa pressappoco quando inizia ma non si sa quando finisce.
Dietro le quinte nessuna emozione, nessuna rivalità; è la festa di una grande famiglia che si ritrova con le proprie cose per sentirsi più vicina, più autentica.
Solo qualche autore firmatosi con pseudonimo si aggira tra le file delle sedie e la folla, in piedi, ansioso, alla ricerca di un trionfo che sarà banalmente ripetitivo ed effimero. Il contenuto delle composizioni quest'anno è a tema unico.
A parte le arcadiche affermazioni per un perduto Eden di una natura bella e incontaminata, vagheggia un generale senso di angosciosa solitudine esistenziale con riferimento ai poveri (fantasmi del passato) e a malati.
La musica è decisamente quella leggera, internazionale con, in qualche composizione, chiara e più positivamente marcata influenza della musica tradizionale sarda.
Tutte le canzoni sono sponsorizzate da ditte locali, che offrono abbondanza di trofei per cui nessuno è scontento, tutti portano a casa un qualche segno di questa premiata fatica e buona volontà.
Si arriva alle due del mattino quando il pubblico stremato dall'allegria e dall'estenuante attesa della conclusione di una scenetta, inizia a protestare: "Basta, è ora di finirla!"
E mentre sul palco si replica la canzone vincitrice, gli spettatori fanno ressa alle porte d'uscita per ritrovarsi all'aperto e respirare una boccata d'aria fresca da conciliare con il prossimo piacevole torpore del sonno.
Pubblicato nel numero di giugno 1985 di "Nuova Comunità".
Il Festival del 1987
Nei giorni 29 e 30 maggio 1987 si è svolto nel Teatro Selva il X Festival della canzone Algherese al quale ho partecipato in qualità di autore del testo del brano "Canzò pe' la pau". Mi sono trovato dunque nella duplice veste di autore ed osservatore e, come è mia abitudine, ho avuto modo di fare alcune riflessioni di varia natura sulla manifestazione.
L'aspetto che ogni volta polarizza il mio interesse è l'indefinibile spessore culturale con il quale, pur compartecipe, non riesco ad identificarmi per motivi che spiegherò in seguito.
Intanto voglio sottolineare che si è vista nelle due giornate la piacevole esibizione (nella quasi totalità) di ragazzi pieni di vitalità artistica e di passione per la musica mentre la "vecchia guardia" ha preferito rimanere dietro le quinte. Le canzoni presentate, in larga parte hanno riproposto temi e melodie abbastanza tradizionali, caratteristici di questo tipo di spettacolo. Quel poco che si è distinto è apparso come qualcosa fuori concorso. Consultando il libretto dei testi che è circolato nei giorni dello spettacolo si può avere un riscontro di quanto vado affermando. Quest'anno l'annunciata partecipazione di rappresentanze catalane si è verificata, contrariamente a quanto era accaduto nella passata edizione. Il cantante catalano Josep Tero è stato accolto con simpatia dal pubblico, soprattutto durante l'esecuzione del popolare brano di Pasqual Gallo "Lu nassaioru".
Riallacciandomi al discorso culturale devo, mio malgrado, focalizzare quello che è l'aspetto più aberrante del festival, cioè il fatto di ritrovarmi fra un pubblico di sardi che si ritengono di cultura catalana, indotti in ciò da un recente travisamento dei fatti storici. Eppure basterebbe una semplice riflessione per ritrovare il giusto indirizzo che a rigor di logica dovrebbe permeare gli intenti di chi si propone di mantenere ed incrementare le peculiarità linguistiche della nostra città.
Rimane comunque la constatazione dell'impegno di autori, esecutori, organizzatori che, spinti dai più vari motivi, hanno dato vita a un festival pur sapendo che le canzoni, anche le più belle, concluderanno il loro ciclo vitale appena calerà il sipario.
Pubblicato su "Nuova Comunità", luglio-agosto 1987.
UNA
CANZÒ
PE' LA PAU
Parauras
de Franco Ceravola Musica
de Enrico G.
Ceravola
L'Alghè
s'anzen
mira las framaras
L'Alghè mori
asvanara de
sol
aspragia dururosa
l'Alghè mori
ama 'l cor unfrat
de por
son
passaz coma colbus
lus aeroplans tigniz de negra
gitant
bombas arreu
damunt de 'cheglias casas probas
i musaltrus
criaturas
giugavan a glium de candera
ne la butiga del
sabatè
tra las
botas
del vi.
Ta
racoldas o ma'?
Tu
has vist cara las bombas
damunt de las torras.
Mès talt
sem dabasciaz
nels carrarols tancaz
de las parez calguras
i
havem salcat lus racols
tra la boviras dasfetas.
Ara no
mès
ara io vul pultà
an campagna las criaturas
pe'
sa umprì de velt
i vul vera beglias mignonas
culgaras en
la rena
a custat de una mar trasparenta
vul fabricà
fultins de amor
i muraglias de pau
vul anà a mig de las
astreglias…
Canzone
presentata al X Festival della canzone algherese, del 29-30 maggio
1987,
cantata da Pietro Fiori.
TRADUZIONE IN ITALIANO
UNA
CANZONE PER LA PACE
Alghero
brucia
guarda
le fiamme
Alghero
muore
svenata
di sole
Spiaggia
dolorosa
Alghero
muore
con
il cuore gonfio di paura
sono
passati come corvi
gli
aeroplani tinti di nero
lanciando
bombe in quantità
su
quelle case povere
e
noi bambini
giocavamo
a lume di candela
nella
bottega del calzolaio
tra
le botti del vino
ti
ricordi, ma'
tu
hai visto cadere le bombe
sulle
torri
Più
tardi siamo scesi
nelle
strade chiuse
dai
muri caduti
e
abbiamo cercato i ricordi
tra
i soffitti distrutti
Adesso
non più
adesso
io voglio portare
i
bambini in campagna
per
riempirsi di verde
e
voglio vedere belle ragazze
sdraiate
sulla sabbia
vicino
ad un mare trasparente
voglio
fabbricare fortini d'amore
e
muraglie di pace
voglio
andare tra le stelle …
Sul mensile "Nuova Comunità" nell'ottobre 1990 Antonello Colledanchise presenta un suo articolo che ci mostra l'evoluzione del Festival. Il 1990 sarà l'ultimo anno della manifestazione che verrà ripresa trentatre anni dopo, nel luglio 2023.
Festival pro e contro di Antonello Colledanchise
Il primo Festival della canzone algherese apparve nel 1972, organizzato da Franco Simula insieme a due grandi amatori della canzone, ormai scomparsi: Natalino Leone e Mario Melis (che allora aveva il suo negozio di strumenti musicali in Via Columbano n.d.r.). Da allora, non fu organizzato tutti gli anni, tant'è vero che il 1990 vede solo la 13a edizione: il Festival ha attraversato lo stesso periodo di crisi che ha attraversato la canzone algherese; vi hanno partecipato molti dei grandi, molti lo hanno abbandonnato, alcuni sono ritornati a parteciparvi.
Il Festival è sempre stato oggetto, da parte dii partecipanti, di passioni estreme: odio ed amore; mai vi è stato nei suoi confronti un equillibrio di sentimenti. Al Festival si è attribuito o troppa importanza o troppo poca, qualche volta scaricandogli sopra una responsabilità nei confronti della canzone che il Festival non ha e che non può avere. Ma vediamo, in breve, alcuni dei difetti e dei pregi che più spesso gli sono stati attribuiti:
"CONTRO"
1) Si mettono a confronto il genere tradizionale con il genere più moderno;
2) Il pubblico è diviso in "fazioni" (per amicizie, parentele, etc.) che rendono impossibile creare un sereno ambiente di ascolto;
3) La giuria: è stato contestato il metodo di estrazione a sorte fra il pubblico in sala; infatti, i veri estratti si sono rifiutati quasi sempre di fare da giurati mentre il loro biglietto è stato preso da altri, quasi sempre amici, parenti, etc. di qualcuno dei partecipanti. E' chiaro che, a questo punto, nessun giudizio fu mai più iniquo. E' stato contestato altresì il metodo della cartolina, adottato nel 1986, anche questo facilmente manipolabile. Gli autori preferirebbero, comunque, una giuria più seria, più competente, fatta di "esperti"di musica, di testi poetici, di canzone popolare.
4) Tutto ciò ha portato ad un decadimento in qualità della canzone algherese: un ambiente siffatto preferisce una canzone molto superficiale, banale, ma di facile presa, che non ha un testo profondo, poetico, più difficile da apprezzare in un ambiente nervoso, costituito da individui indaffarati a tentare di arrivare primi.
"PRO"
1) Il Festival contribuisce a divulgare la lingua algherese: molti giovani parlano (o, meglio, cantano) in algherese solo in questa occasione.
2) Il Festival ha portato interesse alla canzone algherese che ormai moriva: molti autori validi sono venuti fuori proprio grazie al Festival (dove però non hanno mai vinto niente) e sono stati premiati dal tempo e dalla critica.
3) Da quest'anno si può partecipare al Festival fuori gara: sarà così possibile riproporre dei brani delle edizioni precedenti. Si proporrà inoltre un nuovo tipo di giuria, così come richiesto.
4) Per alcuni è un "pro" (non un "contro") che al genere tradizionale si accosti il genere moderno: solo così si può avere un'evoluzione della canzone algherese.
Ecco infine il nuovo regolamento che l'organizzatore Franco Simula ha predisposto per questa tredicesima edizione del Festival della canzone algherese:
L'organizzazione "LA CORALLINA" DI ALGHERO, bandisce la tredicesima edizione del FESTIVAL DELLA CANZONE ALGHERESE, aperta a compositori, poeti e cantanti algheresi, col seguente regolamento:
1) Il FESTIVAL DELLA CANZONE ALGHERESE ha lo scopo di salvaguardare la lingua e la cultura Algherese tramite la canzone.
2) Le canzoni, a tema libero, devono essere INEDITE e scritte in Algherese.
3) I brani devono essere presentati incisi su nastro magnetico, i testi in tre copie dattiloscritte, di cui due anonime ed una recante generalità ed indirizzo degli Autori. Il materiale deve pervenire al seguente indirizzo: Signor SIMULA Rag. Franco, Via Roma 81, negozio "LA CORALLINA". entro le ore 20.00 di Sabato 20 OTTOBRE 1990.
4) Ogni autore potrà partecipare con un massimo di due composizioni.
5) I brani potranno essere eseguiti da cantanti e/o Gruppi vocali e strumentali. L'età minima consentita per partecipare è di sedici anni.
6) Tutte le registrazioni pervenute, verranno esaminate da una commissione che selezionerà i brani che si eseguiranno nella serata finale di Sabato 27 OTTOBRE 1990 alle ore 21.00 , Teatro Selva.
7) Sarà data tempestiva comunicazione dei brani prescelti tramite organi di stampa e affissione presso "LA CORALLINA".
8) I brani musicali, dovranno pervenire nella versione definitiva: il materiale consegnato non verrà restituito, ma resterà come archivio della Organizzazione.
9) L'ordine di esecuzione dei brani, presenti gli autori, verrà stabilita mediante estrazione a sorte.
10) L'ORGANIZZAZIONE SI RISERVA DI APPORTARE EVENTUALI MODIFICHE ALLA MANIFESTAZIONE QUALORA LO SI RITENGA OPPORTUNO.
Relativamente alla 13a edizione, l'Organizzazione accetterà, fuori gara, anche l'iscrizione di canzoni edite, presentate nelle precedenti edizioni del Festival, che andranno a costituire la serata di Venerdì, 26 OTTOBRE 1990, al Teatro Selva.